mercoledì 26 novembre 2014

Avevano spento anche la luna

Faccio tanta, tanta fatica a dare un voto a un libro e non lo faccio se non merita almeno tre stelline/tazzine/tartarughine/caramelline. Parto sempre dal presupposto che un testo che a me non piace per qualcun altro è la storia del secolo e penalizzarlo solo perché non era il momento giusto per leggerlo o perché non mi ha colpito come avrei voluto non mi sembra corretto. Sono tentata di farlo solo quando gli errori di grammatica superano il limite consentito, e questo dipende dal fatto che il mio lavoro è strettamente legato alla grammatica. Io amo la grammatica e mi piace leggere, ad esempio, i congiuntivi. Il congiuntivo è così elegante che soffro quando viene usato un altro modo al suo posto. Sentite com'è altisonante "credevo che tu fossi..."

A volte succede che leggo dei libri niente male che però arrivano dopo la lettura più bella degli ultimi mesi e quindi è normale che questi passino in secondo piano e che il paragone non regga. È quello che mi sta succedendo nelle ultime settimane con tutto quello che leggo, arrivato dopo Avevano spento anche la luna. Ho scoperto questo libro per caso, in una pagina facebook, e ho deciso che lo avrei comprato. La copertina, il titolo e la trama mi avevano conquistata e ho fatto fatica a non andare subito in libreria. A volte mi impongo del tempo tra un acquisto e l'altro per digerire quello che ho appena letto ma raramente riesco a sfruttarlo. Nella maggior parte dei casi mi butto subito a capofitto su qualcos'altro perché non posso credere che ciò che ho finito, che era diventato come un amico, sia veramente finito.
Ho aspettato un paio di settimane e poi, stremata, sono andata in libreria, quella di Danfe e Alessio, tanto per intenderci. Non c'era, andava ordinato. Ho atteso un paio di giorni trepidante e ci sono tornata. Finalmente era arrivato e ho interrotto quello che stavo leggendo per lui. Non solo l'ho interrotto ma sono anche tornata a casa, il giorno dopo, in pausa pranzo per poterlo finire. Uno dei libri più belli che abbia letto quest'anno. 
È il 1941 quando dottori, professori, scrittori, uomini, donne, bambini lituani, vengono deportati in un campo di lavoro in Siberia, quando inizia il viaggio che porterà tutte queste persone, e tante altre ancora, a vivere nel freddo, nel dolore, nel niente.
Mi piacciono i romanzi storici, anche quelli che raccontano fatti vicini a noi, anche quando sono terribili perché narrano una cruda verità, ma questo non è solo un romanzo storico. È un romanzo di denuncia, un romanzo che racconta uno dei tanti "eventi" che il mondo ha scoperto o combattuto in ritardo. È una storia che riporta la Storia attraverso gli occhi di una ragazzina che deve affrontare qualcosa di più grande di lei. Più grande di chiunque. La scrittura della Sepetys è favolosa, il suo modo di raccontare il dolore è sconvolgente eppure riesce a inserire la speranza, riesce a parlare di quella piccola, impercettibile, scintilla di felicità che brucia dentro chi è considerato sconfitto e che non lo è.
Non c'è molto altro da dire a parte che l'ho letto in un giorno e mezzo e che ho avuto le lacrime agli occhi dall'inizio alla fine.
Bello. Meriterebbe 10 stelle.

M. 

mercoledì 19 novembre 2014

La pagina, il freddo e il mondo che si muove

In questa strana stagione in cui il freddo fa fatica ad arrivare, per la mia gioia di freddolosa cronica, e in cui le piogge massacrano la nostra terra, vedere un po' di sole scalda l'anima e il cuore e fa venir voglia di mettere un paio di cuffie con la musica giusta e di incamminarsi per le strade della città, magari in qualche parco dove le foglie ondeggiano nell'aria e si distendono sul manto erboso ricordandoci che l'autunno è qui e che tra poco arriverà anche l'inverno. Il lungo, poco luminoso e freddo inverno. Freddo. Troppo freddo. Vivere nella città toscana più fredda di certo noi aiuta.
Per tutta una serie di motivi che non sto a spiegarvi in questo momento sono a casa, davanti al mio laptop, con i raggi del sole che entrano dalla tenda bianca della finestra creando una luce soffusa che con le note che ho come sottofondo è uno spettacolo.

In questo periodo la creatività mi punzecchia e tenta di realizzarsi non solo nella scrittura ma anche in idee su come pubblicizzare il libro, su come cambiare il blog (la veste grafica rispetto all'inizio è molto diversa) e sulla pagina facebook. A questo proposito mi piacerebbe tanto creare quella dell'autrice per poter condividere e parlare un po' più liberamente, senza essere così legata a Dafne, alla quale devo comunque tutto quello che sto costruendo e che rimarrà la mia supereroina, ma per adesso sto usando la pagina di Innamorarsi ai tempi della crisi per fare praticamente tutto. Tento di sfruttarla solo per il libro mettendo fotine carinissime, frasi del mio librino, e facendo presente di tanto in tanto che il blog va avanti, ma è un po' limitante. Voi vi chiederete perché, allora, invece di fare tutte queste chiacchiere tediose non mi dia una mossa creando una pagina da autrice e io vorrei rispondervi "sì, vado!", ma non posso. La farò, davvero, e magari vi dirò anche perché sto aspettando tanto ma per ora rimane così. Una pagina di un libro che comunque vada ha aperto il casello per questa bizzarra ma spettacolare strada su cui sto viaggiando.
In questo momento mi sposto nei soliti percorsi aspettando di vedere come vanno un po' di cose, come si muove il mondo intorno a ciò che scrivo, ma è comunque un viaggio, ed è bello, anche così.
Sì sì, lo so che il mondo intorno a ciò che scrivo si muove sempre nello stesso modo e che potrei rimanere ferma in questa zona a lungo però io ci spero. E sperare mi piace molto. E se poi davvero non vorrà muoversi fa niente, lo farò io. E lo farò con le cuffie e i raggi del sole sulla pelle. 
Magari in primavera, eh?

Vi emmo molto.
M.


venerdì 7 novembre 2014

Le personalità di M.

Penso seriamente che in me alberghino numerose personalità. Non che sia sbagliato, no. No. Credo. Spero. Solo che mi piacerebbe essere un pochino più linerare. Sottoponendo alla mia attenta attenzione (la ripetizione è attentamente voluta) questo fatto sono riuscita a restringere tali personalità a due, quelle preponderanti, che, lasciatemelo dire, sono completamente diverse l'una dall'altra. Da una parte c'è la M. solare, aperta e sorridente che viene fuori nel microcosmo che le è consueto, dall'altra c'è quella timida e imbarazzata che diventa rossa se le cade una bustina di zucchero. Entrambe, purtroppo, richiedono la stessa attenzione ed emergono come più gli piace e quando più gli piace. La seconda M., mio malgrado, è quella che si muove nel web, quella che fissa la pagina piena di parole che vorrebbe inviare a qualcuno e che invece cancella dopo qualche secondo perché si vergogna. Che gioia. . . (i punti non sono un errore ma il tentativo di dimostrare il mio disappunto) . . . 
Mentre la prima sembra quasi sicura di sé ed è simpatica, chiacchierina (non ona, eh!) e buffa, la seconda sembra una ragazzina di dodici anni che si infila continuamente in ambienti che non sono i suoi e che viene costretta da qualcuno (ma poi, da chi?) a comunicare con il mondo contro la sua volontà. 
Secondo me prima non ero così. Prima ero moooolto più tranquilla. Sono sempre diventata rossa ma non come adesso. Ora lo divento per delle banalità.
Qualche giorno fa, per esempio, ho incontrato un mio vecchio compagno di classe che mi ha salutato e che mi ha chiesto "che fai?". Io ho percepito ogni secondo del mio rossore, a cominciare dalla sensazione di calore che dal mento è salita fino alla fronte. Mi rendo conto che è assurdo ma è anche vero che... che domanda è? Insomma, cosa vuoi sapere? Cosa faccio nella vita? Cosa faccio adesso? Cosa faccio nel preciso istante in cui me lo chiedi? Cosa faccio per diventare rossa? Cosa faccio per essere così ridicola? Perdindirindina, sii più specifico, no?
Non ho fatto nessuna di queste domande, chiaramente. Non ho proprio detto niente. Ho farfugliato qualcosa a proposito del fatto che ero appena uscita dal lavoro, ho aspettato che il mio rosa maialino riprendesse il sopravvento sul rosso peperone e l'ho salutato andando via e chiedendomi, un po' come Dafne, che problema avessi. 
Sospetto che la risposta sia: timidezza. Per un tipo solare e aperto come me non ha alcun senso essere timida. Aperto e timido di solito sono uno il contrario dell'altro, non sinonimi. Non caratteristiche affini. In me invece riescono a contendersi il primato, affiorando nei momenti che ritengono più opportuni. Per fortuna la M. aperta e solare vince. E stravince. Yuuhuu! 

Tutto questo preambolo spiega perché sono così impedita nei rapporti interpersonali che non mi sono consueti ma spiega anche il mio interesse verso le più disparate tipologie di libri. Nell'ultima settimana ho comprato testi che non hanno assolutamente niente a che fare l'uno con l'altro e cioè:
- The giver, La rivincita, Il Messaggero e il Figlio di Lois Lowry;
- Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys;
- So che ci sei di Elisa Gioia.
Per il momento ho letto The giver e ho iniziato La rivincita ma vorrei che la giornata fosse fatta di 48 ore per poterli finire tutti in un giorno. Ve lo assicuro.

M. 


sabato 1 novembre 2014

I romance

In queste ultime settimane ho letto varie cose tra cui diversi romance e un New Adult. È solo il secondo che leggo (quarto se consideriamo che il "primo" era una trilogia) e per il momento mi sento di riconoscere che forse non è il mio genere. Perché? Difficile da dire ma... È come se durante la lettura cercassi qualcosa che non trovo mai. Leggo, leggo, continuo a leggere e mentre lo faccio inseguo un'emozione, un fatto, una parola che non riesco a raggiungere e quando finisco il libro e lo chiudo mi ritrovo con il naso arricciato e la sensazione di aver perso qualcosa (no, non l'olfatto). Ci riproverò, e lo farò con alcuni titoli che mi sono stati consigliati da una blogger con un dono meraviglioso: la capacità di farmi interessare a libri che mai e poi mai avrei pensato di apprezzare. Ha qualche potere magico che a me manca, forse è una polverina che rilascia nell'aria, e nelle pagine, confondendo tutti noi. O forse è semplicemente brava e coglie gli aspetti positivi di ogni libro. Non lo so, davvero. Questa streghetta si chiama Sybil e il blog per cui scrive è Sognando tra le righe.
Tornando a noi, non vi dirò quali sono i New Adult che ho letto perché non mi hanno entusiasmato e quindi non voglio confondervi con il mio punto di vista, almeno su questo genere.
Sì, sì, avete capito bene. Non voglio confondervi su questo genere perché in realtà ho intenzione di farlo, sempre che non ne siate già fan come me, a proposito dei romance che ho letto negli ultimi mesi. Ne ho divorati un bel po' ma tre mi sono piaciuti in particolare. Prima di iniziare ci tengo a ricordarvi la mia totale inattitudine alle recensioni. Cercate di prendere il meglio che le mie parole, e le mie scarne considerazioni, sono in grado di offrirvi.
Questa volta vi parlo di... (rullo di tamburi!):
1. Trent'anni... e li dimostro, Amabile Giusti
2. Con un poco di zucchero, Chiara Parenti
3. Es(senza) di te, Corinne Savarese
Se il genere romantico/simpatico vi è gradito, questi tre titoli sono perfetti per voi. A me le storie d'amore piacciono un sacco e in qualche modo le ricerco sempre nei libri, anche in qualche saggio (che geniA, eh?), quindi leggere quelle scritte appositamente per far provare certe emozioni le apprezzo particolarmente. Devo dire, però, che non vado pazza per la storia d'amore tormentata e seriosa, a meno che non sia ambientata in un periodo storico che va dal IX secolo a.C. (volendo anche prima) al XX d.C, e chiaramente dipende dal libro. È sempre così, no? 
Va bene, va bene, torno ai titoli di cui vi parlavo. Dunque, dov'ero? Sì, sì, ci sono! Mi piace l'amore incasinato ma dolce, complicato ma simpatico, doloroso ma ironico. Insomma, i tre di cui vado parlando (che bella struttura!) sono perfetti perché sono romantici ma sono anche ironici e colpiscono dove devono colpire e affondare il lettore.
Trent'anni... e li dimostro è un romanzo davvero bello perché fa ridere, e ridere di gusto, ma sa anche trasmettere emozioni forti sia in positivo che in negativo. Ho sorriso, ho pianto, ho riso e ho anche messo il broncio. Non è da tutti suscitare così tante sensazioni!
Con un poco di zucchero è una meraviglia, e ripeto meraviglia scandendo bene le parole, perché oltre a rispettare i canoni sopra citati è anche raccontato dal punto di vista di un uomo e ciò rende la storia più scoppiettante. Il fatto che Matteo, il protagonista, sia anche molto simpatico fa sembrare tutto più divertente. 
(Es)senza di te è una storia originalissima con una bella ambientazione e una nemica pestifera. Le pagine scorrono velocemente e tengono ancorati. Molto carino!

Come già fatto per altre tipologie di libri ci tengo a sottolineare il fatto che... deve piacere il genere. Se cercate libri seri che raccontano un amore struggente e che facciano solo piangere, non credo che facciano per voi. Ma se oltre ad avere il batticuore (perché è questo che provocano i tre) avete voglia di sorridere e magari farvi anche qualche risata vi assicuro che sono perfetti. Assolutamente perfetti.

Buona lettura carissimi lettori di M.
Sappiate che... vi emmo molto!
M. (tanto per non essere ridondanti)