lunedì 1 dicembre 2014

I self

Che fastidio quando mi areno. Quando mi areno con i libri che leggo, con quelli che scrivo, con le cose che faccio. Preferisco di gran lunga, che-ve-lo-dico-a-fare, le giornate in cui leggo qualunque cosa, anche se non mi piace, e in cui scrivo a una velocità supersonica. Quando in due giorni lavorativi, quei giorni in cui riesci a dedicare poco, pochissimo alla scrittura, butti giù venti, trenta pagine, è magia. Magia che si sprigiona nell'aria, o forse dovrei dire nella tastiera, grazie alle dita che sono connesse così bene alle idee da diventare un tutt'uno. 
Quando invece in un giorno libero ne scrivi tre, è fastidio. Fastidio e abulia nei confronti di tutto. 
Data la situazione di arenamento mi sono messa a curiosare nel web e sono finita in un blog abbastanza particolare in cui l'autore/autrice analizza i self. Non sono sicura che "analizzare" sia il termine giusto, dato che nella maggior parte dei casi massacra i self. La cosa bella è che lo fa in modo funzionale e che non sembra metterci nessun tipo di animosità, al contrario di tante recensioni negative che si trovano negli store principali in cui alcune persone sembrano riversare il loro odio per il mondo nascondendolo dietro l'opione di un libro. È un blog particolare che ho osservato con piacere, più o meno, e che non mi ha fatto venire l'orticaria come alcuni punti di vista che ho letto in questi mesi di ebook-viaggio. 
In realtà, mi ha fatto riflettere. Un paio di giorni fa ho letto l'opinione di una lettrice che esprimeva il suo pensiero sui romanzi autopubblicati dicendo che prima, fino a qualche anno fa, i self erano davvero, davvero validi e che adesso... beh, adesso ce ne sono alcuni che stanno in piedi a malapena. 
Ovviamente mi sono fermata a pensare, sia come autrice che come lettrice.
Come lettrice non posso che dirmi d'accordo sul disappunto di fronte alla mancanza di grammatica di certi testi, e quindi appoggiare chi urla a gran voce "editing!", perché effettivamente può fare grandi cose. Come autrice mi chiedo... che sto facendo? Io amo quello faccio. Amo scrivere, l'ho sempre fatto e sempre lo farò, ma ammetto che mi sono chiesta se fosse il caso di continuare a condividere ciò che butto giù con il "mondo". Non parlo del blog - ormai mi sono affezionata così tanto che non credo riuscirei a smettere di scribacchiare, amenità e non, in questo piccolo spazio colorato - ma di libri. 
Non manco certo di autocritica, anzi, al contrario, sono terribile. Mi bacchetto di continuo e mi interrogo senza tregua sulle mie capacità, però leggere tutti questi discorsi su quanto i self possano essere... poveri, mi ha fatto pensare.
Il che forse è un bene. È un bene perché mi fa tenere in considerazione l'editing come qualcosa da fare, da fare seriamente, poiché accenti e apostrofi possono sfuggire quanto la polvere, e lo stesso vale, purtroppo, per la struttura del testo. È un bene perché mi ricorda che sono piccola piccola e che non devo avere nessuna pretesa. È un bene perché mi spinge a dare il meglio. 
Però è anche un male. È un male per quelle come me che non si credono il fenomeno dell'anno. Funziona per chi è troppo, troppo, troppo sicuro di quello che fa ma non per quelli che si chiedono quanto funzionino. Ma poi, c'è davvero qualcuno che si sente il fenomeno dell'anno? O tutti proviamo a realizzare un sogno che abbiamo chiuso con il lucchetto nel cassetto del comodino e che adesso rimbalza come una palletta impazzita tra le pareti di legno da cui non lo facciamo uscire?

Nonostante, e grazie, ciò che ho letto mi abbia condotto a queste domande, sono contenta di averlo letto. Non posso dire lo stesso dell'arenamento in cui verto in questa giornata piovosa e uggiosa. Che barbosità!

P.s.- sono così masochista che ho pensato seriamente di dare in pasto al/alla blogger di cui vi parlavo Innamorarsi ai tempi della crisi. Poi mi son detta che sarei veramente un'idiota a farmi massacrare e mi sono fermata. Per adesso.
Uh. Uh.

M. 

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