venerdì 27 marzo 2015

Ambientazione italiana

Avete notato che i romance più amati sono quelli in cui le storie non sono ambientate in Italia? Io ci sto facendo caso ultimamente, e ne ho preso consapevolezza perché ero alla ricerca di una storia romantica scritta da un autore/autrice italiana che collocasse le vicende nel nostro Bel Paese, magari in una cittadina di campagna sconosciuta, o in una città grande ma poco considerata, o in una di quelle più piccole, dolci e piene di vite interessanti da narrare.
Il nulla. Sì, esagero un po', ma sto facendo tanta difficoltà nel trovarli. Badate bene, a me piacciono tantissimo i romanzi inglesi ambientati in Inghilterra, compresa la magica Londra, quelli americani ambientati negli Stati Uniti, ivi inclusa la cosmopolita New York, e così andando. Però mi piacerebbe leggerne uno italiano ambientato in Italia, in cui la protagonista è una normale ragazza italiana che ha scelto, contro ogni logica sociale ed economica, di restare nello Stivale e che si barcamena tra le mille difficoltà che incontriamo qui. 


Parlo bene io, che ambiento la maggior parte delle mie storie in tutt'altri mondi, o città, eh? Ma voi non ne avete ancora letta nessuna di quel tipo, quindi posso fingere di appartanere alla categoria che colloca le vicende nella propria città. Ah!
Come vi avevo detto sto cercando di darmi ai romanzi italiani e ho scelto di non rivolgere la mia attenzione alla narrativa contemporanea vincente e vincitrice di premi così noti da essere conosciuti Oltreoceano. No, ho deciso di muovermi in un terreno più sconosciuto, di scoprire autrici e autori che i più ignorano (con "i più" intendo la parte di umanità estranea al web) e di appassionarmi ai loro mondi, ai loro stili, alle loro percezioni letterarie. Ci sto provando. Riuscendo? Non so.
Strada facendo mi sono scontrata con questo strano particolare. Quelli che vanno per la maggiore si sviluppano a New York e Londra, seguiti, se proprio vogliamo stare nella nostra bella e complessa penisola, da Milano e Roma. Ma tipo... Recanati? Mantova? Matera? 
Io sono molto curiosa, anche quando si parla di culture e paesaggi, ma non lo sono solo con l'altra parte del mondo. Se ci sono differenze incredibili tra la mia città - Arezzo - e Siena, a partire dai tornei medievali che rappresentano in estate (quartieristi e contradaioli potrebbero odiarmi per le scelte lessicali e per aver creato affinità tra i due) fino ad arrivare al modo di parlare, città che sono a quarantacinque minuti l'una dall'altra, immagino che ce ne siano anche con quelle più lontane e sarebbe interessante leggere un'avventura romantica in una di queste piccole o grandi realtà.
Chissà, forse cercando bene li troverò, o forse continuerò a leggere quelli ambientati a chilometri da me. Tutto sommato, la cosa che conta è che la storia sia sconvolgente al punto da farmi dimenticare dove sono, e soprattutto che ho fame e sete. Se ci riesce, sono fregata, e lei ha vinto, pure se è a New York. 

M. 

mercoledì 25 marzo 2015

Liebster Award 2015

Quasi non ci credo. Il mio piccolo, roseo e abbastanza insulso bloggettino nominato? Ma che meraviglia!
Adesso vi spiego tutto. Questo pomeriggio, rientrata a casa dal lavoro, ancora rintronata dalla spassose e/o fastidiose domande dei miei utenti, bagnata dalla pioggia insistente che mi ha infeltrito i capelli, ho scoperto che Il mondo di M. è stato nominato per il Liebster Award 2015 dal dolcissimo Libri che porto con me
Ho impiegato qualche istante per rendermi conto che il mio spazietto rosaceo e strampalato era stato nominato. Non avevo mai pensato a questa simpatica possibilità. Ora, lo sappiamo tutti che il mio blog è troppo strampalato perché venga considerato tanto quanto gli altri, e sappiamo tutti che ci sono blog favolosi che meritano tale considerazione e che io posso solo danzare intorno a loro riversandogli addosso spizzichi floreali e intonando qualche strano canto glorificatorio. Ma tutto ciò non ha importanza. Sono stata nominata. Yuppidu.
Di cosa vado cianciando? Leggete sotto.

 
Liebster Award 2015
Un Liebster è un premio che viene conferito ai blogger con lo scopo semplicissimo di farlo conoscere in rete. I blog che vengono nominati devono a loro volta nominare altri blog così che si crei una catena di blog. Così facendo si ha la possibilità di non perdere neanche un blog!


Regole:

- Ringraziare il blog che ti ha nominato
- Rispondere a dieci domande
- Nominare altri 10 blog
- Porre 10 domande
- Comunicare la nomina ai dieci blog scelti


Le domande che mi sono state poste e le risposte:
1. Quanto conta per te la copertina di un libro?
Molto. Quando vado in libreria la prima cosa che mi colpisce è la copertina, seconda il titolo, terza, ma solo terza, la trama. Ho perso libri favolosi per colpa di una poco convincente copertina e ho letto libri... non troppo speciali con una copertina spettacolare.
2. Hai mai letto libri in lingua originale? Quali?
Ne ho letti molti all'università e altrettanti per interesse personale. La lista sarebbe troppo lunga quindi stringo su quelli "extrascolastici" che mi sono piaciuti di più: Je voudrais que quelqu'un m'attende quelque part, L'élégance du hérisson, No et moi.
3. C'è un autore o autrice di cui non leggeresti mai nulla? Perché?
Ci sono autori che ho letto e che non mi hanno appassionata e che probabilmente non leggerò più. Qualche esempio? Mi sento un po' in colpa, ma ve li dirò: Margaret Mazzantini e Susanna Tamaro. Non fanno per me.
4. Tre libri che ti hanno cambiata.
Più che cambiare me hanno cambiato il mio modo di vedere le cose, o di approcciarmi al mondo, e sono tanti. Tentando di generalizzare direi che gli storici sono quelli che hanno più potere, perché mi aprono gli occhi sul passato e su ciò che l'umanità può fare, in positivo e in negativo.
5. Come sono le tue recensioni?
Strambe, come tutto il resto. Più che di recensioni parlerei di commenti/idee/volteggiamenti/follie su libri che mi sono piaciuti tanto, o che mi hanno colpito. Spero di invogliare la gente a leggere le storie che mi lasciano qualcosa, a partire dal sorriso.
6. Dimmi una cosa che hai conosciuto o scoperto grazie ai libri.
Attenzione, pericolo carie!
Per essere felici basta poco. 
7. Tre libri che hai sottovalutato ed invece ti sono piaciuti?
Tutta colpa delle stelle, Tre volte all'alba, Il giovane Holden
8. Un tuo amico ti chiede cosa fai stasera, e tu rispondi che non farai altro che leggere un bel libro. Lui ti deride, cosa rispondi?
Non potrebbe mai deridermi perché probabilmente è incollato alle pagine di Trono di spade, ma se proprio fosse, gli chiederei come passerà la serata e qualunque sarà la sua risposta lo prenderò in giro. Mhuahuhau. Uhm.
9. Cosa ti ha spinto ad aprire un blog letterario?
Ho scritto un libro e non avevo idea di come farlo conoscere, così ho scelto la strada più complessa: aprire un blog. Perché avere un blog e scrivere un libro ha senso, il/la blogger ha un suo seguito e sicuramente farà grandi cose, ma se scrivi un librino sotto pseudonimo, non lo dici alle persone che conosci e non ti fai pubblicità a pagamento, aprire un blog non ti serve a niente. Eppure mi sono presa una cotta stratosferica per il mio spaziettino colorato e ora non saprei come fare a non averlo. 
10. Chiudi con la tua citazione preferita! 
"Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido."
Albert Einstein 

Ora arriva il vero problema perché non conosco abbastanza blog da nominare - e molti di quelli che seguo potrebbero non amare questa cosa - e non mi vengono in mente domande abbastanza intelligenti. Di nuovo, yuppidu. 

Le mie domande:
1. Perché hai aperto un blog?
2. Quanto segui i blog degli altri?
3. Quanto commenti i blog degli altri?
4. Quanto pensi che sia importante la grafica?
5. Come reagisci quando ti chiedono qual è il tuo libro preferito?
6. Qual è il tuo libro preferito? (Hihi) 
7. Qual è il tuo classico preferito?
8. E-book o cartaceo?
9. Cosa ne pensi dell'autopubblicazione?
10. Tè o caffè? (oh santa madre!)

Blog che nomino: (tranquilli, potete far finta di non essere in questa lista!)
Davvero, gli altri mi sbeffeggerebbero. Devo fermarmi qui. No? Ok. Sigh.
Te lo dice Patalice
Scrivere per caso
Scrivere è vivere

 
Ringrazio ancora una volta l'adorabile ragazza che mi ha nominata e che mi ha fatto trascorrere un po' di tempo allegreggiando grazie alle sue domande. 

Vi emmo,
M.

venerdì 20 marzo 2015

Le emoticonSSS

Emmosissimi emmelettori (che ridondanza!),
scopro che ci sono persone che non amano le emoticons. Non concentratevi sul fatto che ho scelto di mettere la parola inglese al plurale sebbene la lingua italiana insegni che le parole straniere non cambiano da singolare a plurale. Tornate sulle emoticonSSS.
...
...
Uhm.

Prendiamo l'esempio di Fb. Se una persona mi fa i complimenti, o dice una cosa dolcissima, dovrei limitarmi a scrivere: Grazie, che carina/o!
Non male, no? Molto dolce e sentito. Ma se la persona ti fa un miliardo di complimenti e dice un'infinità di cose dolci, Grazie, che carina/o!, risulterebbe freddino. Molto freddino. Soprattutto perché in verità la mia faccia assomiglia a una palla rosa che al posto degli occhi ha degli immensi cuori e al posto della bocca un enorme limone che riproduce un sorriso. Dire: grazie, che carina/o! sembra un po' povero. Misero. Miserrimo.
Se volessi comunicare veramente ciò che sento per ogni commento dovrei scrivere il mio stato emozionale e descrivere le mie espressioni, della serie:

A occhi socchiusi, tanta è l'emozione, sorridente come un bambino/ragazzo/trentenne nato negli anni '80 che riceve il suo primo Millennium Falcon della Lego, mi appresto a rispondere. Rifletto a lungo su ciò che voglio scrivere ma nessuna parola sembra abbastanza. "Che carina/o, grazie!" Un'emozione strana mi pervade e non mi tolgo il sorriso dal viso.
Allora, che dite, vi sembra il caso che ogni volta che sono in questo stato di esaltazione risponda a qualcuno sproloquiando in tal modo? Non vi pare più semplice un'emoticon?
Ci sono persone che non hanno bisogno di esprimersi con il viso. Io parlo più con la faccia che con le parole e cambio espressione facciale come un Alessio cambiava donne prima di Dafne, o come Dafne cambia libri. Se non avete letto il mio romanzino, vi faccio un altro esempio. Cambio espressione facciale come una fashion victim cambia vestiti. 
Nonostante ciò sto provando a essere meno "faccinosa" (che?) ma mi sembra di oscurarvi una parte di me. Va beh, a voi potrebbe non interessare una mazza (mmm) della mia parte oscura, del lato oscuro della forza... sto decisamente cambiando argomento. Il Millennium Falcon citato poco fa mi sta trascinando in un'altra dimensione.

Tornando all'argomento portante: mi impegnerò a usare le faccine il meno possibile. Uhm. 0.o

Ma perché la gente non le ama?

M.

P.s. - un giorno smetterò di cambiare la grafica del blog, ne sono sicura. Per adesso non ce la faccio. Ogni tanto mi rendo conto che non mi calza abbastanza bene e sento il bisogno di modificarla. 

venerdì 13 marzo 2015

Sulla paura di non scrivere niente di carino quanto il precedente

Cari,
come ve la passate? Pronti per essere sommersi da valanghe di parole? 
Sicuri? Allora parto. 

Non so se è una cosa normale oppure no quella che mi succede. Probabilmente accomuna molti autori ma non lo so con certezza perché in tutta la mia vita ho parlato solo con altri due autori, solo via e-mail o tramite commenti bloggeschi e solo negli ultimi mesi, quindi non posso generalizzare. Di cosa parlo? Della paura di non riuscire a scrivere niente di carino quanto il precedente. Badate bene, non dico scrivere un capolavoro degno della narrativa mondiale (ahahahahah. Ah.), ma almeno riuscire a raggiungere la stessa briosità del precedente, anche senza superarlo, sì, lo vorrei tanto. In questo periodo sono alle prese con due cose completamente diverse. Da una parte c'è la famosa saga, dall'altra il genere a cui mi sono data ultimamente. Mentre con la prima riesco ad andare più tranquillamente perché mi sono addentrata in un genere che non avevo mai scritto, con la seconda sento una pressione incredibile. Apro word, leggo quello che ho scritto e mi rimetto al lavoro, pensando continuamente se sarà all'altezza del precedente. Una tortura. Perché è ovvio che non sarà come il precedente e che potrà piacere meno, o più. Anche gli scrittori che adoro (non mi sto paragonando a loro! Giuro! Non sono così pazza!), quelli di fama internazionale, scrivono libri a volte più belli a volte più brutti, quantomeno per un giudizio personale. Perché allora non scrivo senza entrare in paranoia? Le risposte potrebbero essere due:
- sono una scrittrice (cheee??) ed è naturale che io abbia paura di scrivere qualcosa che potrebbe non piacere
- sono una palla vulcanica.
Ah, ecco la risposta! Sono una palla perché penso troppo, sono vulcanica perché lo faccio con l'intensità dell'Eyjafjöll, il vulcano islandese che qualche anno fa ha bloccato l'Europa (nella foto però c'è l'Etna.)
Esiste una soluzione a questo? Non penso. Non ho certo intenzione di chiedere ai grandi della narrativa italiana se pure loro si trovano nella mia stessa posizione... voglio dire, loro sono loro, io sono io. Se mi ridessero in faccia o non mi rispondessero, avrebbero tutte le loro ragioni. E poi io, io, che non mi blocco anche per rispondere a un commento, mandare un'e-mail o un messaggio a un grande nome per curiosare sulla sua vita scribacchina?
Ma dai! Non è umanamente considerabile.
Adoro fare quello che faccio, e adoro voi che mi leggete. Adoro sapere che le lettere che premo sul laptop si trasformano in parole, discorsi e storie che a qualcuno piace leggere. Adoro avere un blog, adoro scrivere libri. Adoro pure essere M.. Penso che il giorno in cui vi dirò chi si nasconde dietro questa deliziosa lettera continuerò a firmarmi e a chiamarmi M. 
Adoro tutto, ma la paura di non riuscire a scrivere niente di carino quanto il precedente non mi piace per niente. 

Vi emmo, emmosi emmelettori, e vi sommergo dalle emme.
M. 

venerdì 6 marzo 2015

Anastasia Steele e Mr 50 sfumature

Io sono una pasticciona. No, no. Sono imbranata. Sì, questo va meglio. Pasticciona implica l'idea di pasticciare, e io non pasticcio affatto. Non nel senso che non uso farina, zucchero e uova ma nel senso che ho la tendenza ad approcciarmi alle cose in punta di piedi, e quindi raramente pasticcio. Però "imbranateggio". Faccio cadere gli oggetti, arrossisco quando mi sento sotto osservazione, complico le cose semplici e ancora di più quelle meno semplici. Per esempio non riesco a fare commenti decenti ai post, né su facebook né sui blog. Le mille idee che ho in testa si semplificano in una frase nel momento in cui le scrivo, e poi "imbranateggio" pure lì. Perché magari ho lasciato un punto, e ce lo voglio mettere a tutti i costi, allora cancello tutto ma ne rimane la traccia perché non ho pensato a eliminare del tutto ciò che ho scritto, e finisco per fare quello che mai avrei voluto fare, cioè scrivere un commento imbarazzante. Spesso e volentieri, quindi, preferisco evitare di lasciare impronte di M. e delle sue "imbranataggini" in giro, tanto per mantenere una certa compostezza di facciata. Quale compostezza? Oh santa madre, non lo so. Alle volte fate domande troppo difficili.

Parlando di imbranate, non so come, mi è venuta in mente Anastasia Steele e quindi il suo Mr 50 sfumature. Ebbene sì, miei cari, dolci e amati emmelettori, ho ceduto e sono andata a vederlo. A questo punto faccio una premessa. A me i libri non sono piaciuti molto, ma non perché, come tanta gente dice, siano scritti male, siano ripetitivi e siano assimilabili agli Harmony. Credo che commenti come questi siano facilmente ignorabili, visto che E.L. James ha praticamente reinventato un genere, si è fatta amare e leggere da mezzo mondo e ha pure avuto la soddisfazione di vedere la sua storia al cinema. Insomma, le critiche mosse nei suoi confronti arrivano fino a un certo punto, e si fermano anche quando si fa un paragone con gli Harmony perché visto il successo e il seguito che hanno eviterei di dire baggianate in proposito. 
No, i motivi per cui non mi sono piaciuti i libri sono che non sono un'appassionata di New Adult, e questo lo avevamo già detto, e che la storia non riesce a provocarmi nessuna emozione. Batticuore, paura, curiosità, rabbia... niente. Sì, inquietante l'idea che non mi abbia suscitato nessun rimescolio, visto che è alquanto erotico. Che dipenda da come sono raccontate le scene? Penso di sì. Libri come Dieci piccoli respiri (ve ne ho parlato qui) e Il cavaliere d'inverno (qui) fanno tutto un altro effetto.
Il film ha avuto lo stesso esatto risultato. L'ho trovato abbastanza fedele al libro e quindi ha suscitato una sensazione di piattezza non molto simpatica. Mi sono entusiasmata di più davanti ad alcuni documentari. No, tranquilli, non quelli sui ragni. 
Insomma, quando due personaggi si baciano io mi emoziono, soprattutto se i due personaggi mi piacciono. Mi vengono le lacrimine, i crampetti allo stomaco (come sono disgustosa, eh?). Con Christian e Anastasia (chi?) non è successo niente di niente. 

Ok, vediamo un po'. Possibili fattori per i quali non mi è piaciuto:
- Anastasia è troppo bella e troppo grande per poter essere vergine;
- Christian la prende a sculacciate (scena inguardabile. Almeno durante la lettura ero riuscita a non figurarmela);
- Anastasia diventa una dea del sesso nel tempo che io impiego a mangiare un cioccolatino (se si tratta di Kinder sono un po' più lenta, ma non supero comunque i tre minuti);
- parla solo di sesso;
- nessuno dei due è credibile (questo punto è legato al primo e al terzo ma sentivo il bisogno di ribadirlo, scusate);
- non succede niente;
- non succede niente. No, non è un errore. Sì, l'ho voluto ripetere. Se qualcuno replicasse che il mondo è pieno di libri meravigliosi in cui non succede niente non potrei che dargli ragione. Il mio commento dimostra che 'sto libro e 'sto film non sono fatti per me;
- la storia d'amore pare un po' fasulla. 

Mi è piaciuto:
- Ehm... 
- Il successo che ha ottenuto. 

Forse, e dico forse, nelle storie d'amore mi piace che ci sia... la storia d'amore.
Riassumendo: non capisco perché la gente si scagli contro la scrittrice e il suo libro dandole dell'incapace (che scriva bene o no, ha venduto un numero di copie spropositato). Non capisco perché su di me non abbia l'effetto che ha sulle altre. Non capisco come le donne riescano a trascinarsi dietro fidanzati e mariti. Non capisco perché lui la debba prendere a sculacciate.
Non capisco molte cose, però sono andata a vederlo lo stesso e ho speso dieci euro per un film che non mi ha lasciato molto. Ciò dimostra che sì, E.L. James è un genio. 

Miss M. 
(non è pronta a ricevervi perché come sempre ha sonno.)

P.s.- sapete che parlo sempre in positivo dei libri e che non mi azzarderei mai a criticarne uno. Questa volta ho fatto un'eccezione. Mi perdonate?